Rispettare gli individui delle altre condizioni. La testimonianza di Evelyn. It

Rispettare gli individui delle altre condizioni. La testimonianza di Evelyn.

Molte vite, un'anima sola. Il potere di guarigione delle vite future e la terapia della progressione. Copertura. Italiano.Questo caso del Dottor Brian Weiss corrisponde ad una paziente che qui ha nome Evelyn, dove si mette in evidenza la necessità di imparare a rispettare le persone che appartengono a un gruppo estraneo.

Secondo quanto afferma il Dottor Weiss, succede con frequenza che gli individui che hanno odiato persone di un’altra condizione, si reincarnino poi in persone appartenenti precisamente a questa condizione.

In questi casi, il lavoro del terapeuta si basa nell’aiutare a identificare l’origine del conflitto, scoperto in una vita passata, per mezzo della tecnica della regressione. Più avanti suggerisce di eseguire progressioni ad ipotetiche incarnazioni future, i cui risultati varieranno in funzione dell’attitudine del paziente davanti alla sfida suscitata.


La testimonianza di Evelyn.

Evelyn lavorava nel campo delle fusioni e acquisizioni, vale a dire aiutava a effettuare la fusione di due aziende o la vendita di una società a un’ altra. Quando le aziende erano grandi, il giro d’affari ammontava a centinaia di milioni di dollari e i compensi pagati alla società per cui lei lavorava raggiungevano di norma cifre a sei zeri. Evelyn riceveva uno stipendio ragguardevole, che veniva spesso raddoppiato o triplicato dal suo bonus di fine anno, un premio per l’incremento del volume d’affari.

Era una donna sulla trentina, magra, fisicamente attraente, con capelli neri corti, quasi il cliché della giovane donna di carriera. Anche il suo abbigliamento rispecchiava il suo successo: tailleur e borsa di Chanel, foulard di Hermès, scarpe di Gucci, un Rolex e una collana di diamanti. Tuttavia, quando la guardavo negli occhi – cosa non facile, dal momento che evitava il mio sguardo appena si rendeva conto che la stavo osservando – vi scorgevo una grande tristezza. La luce era solo nei diamanti che portava al collo, non nel suo sguardo.

«Ho bisogno di aiuto» mi disse appena ci presentammo. Mentre era seduta, continuava a torcersi nervosamente le mani che teneva in grembo. Mi resi presto conto che tendeva a esprimersi con semplici frasi affermative, pronunciate con un tono di voce troppo alto, innaturale.

«Sono infelice.»

Silenzio. «Va’ avanti» le suggerii.

«Or non è molto, ho perduto tutto il mio buon umore.»

La frase mi sembrò stranamente formale. Poi mi accorsi che era una citazione dall’ Amleto. I pazienti, a volte, ricorrono a parole altrui in modo da non dover usare le proprie: è una forma di difesa, un modo per nascondere i sentimenti. Aspettai che continuasse. Ci volle un po’.

«Amavo il mio lavoro. Adesso lo odio. Amavo mio marito. Adesso siamo divorziati. Quando lo devo incontrare, faccio fatica perfino a guardarlo.»

«Quando è avvenuto questo cambiamento?» le chiesi.

«Con gli attentati suicidi.»

Questa risposta totalmente inaspettata mi colse di sorpresa. A volte le persone cadono in depressione a causa della morte di un genitore (il padre di Evelyn, appresi in seguito, era morto quando lei era una bambina), della perdita del lavoro (chiaramente non era il suo caso) o per effetto di una lunga malattia (lei era sana come un pesce). Gli attentati suicidi, a meno che una persona non vi fosse direttamente coinvolta, costituivano un motivo a dir poco inusuale.

Si mise a piangere. «I poveri ebrei. I poveri ebrei.» Fece un respiro profondo. Le lacrime cessarono. «Quei maledetti arabi!».

Questa imprecazione non mi sembrava in linea con il personaggio, era un indizio della rabbia che covava sotto la cenere. «Tu sei ebrea allora?» le chiesi.

«Con tutto il cuore e con tutta l’anima.» «I tuoi genitori erano ferventi come te?»

«No. Non erano molto religiosi. E neppure io. E non avevano affatto a cuore la sorte di Israele. Per me è l’unico Paese che abbia importanza. Gli arabi sono là per distruggerlo.»

«E tuo marito?»

«Lui sostiene di essere ebreo, ma anche a lui non gliene frega un bel niente di Israele. È uno dei motivi per cui lo odio.»

Mi fissò con aria di sfida, forse perché restavo calmo nonostante il suo tono appassionato. «Guardami. Ho perso ogni appetito: per il cibo, per il sesso, per l’amore e per gli affari. Sono frustrata e insoddisfatta. Non riesco a dormire. So di avere bisogno di una psicoterapia. Tu hai una buona reputazione. Aiutami.»

«Sei in grado di scoprire da dove arrivano la rabbia e l’ansia?»

«Rivoglio indietro la mia felicità.» Abbassò la testa. «Vado al cinema. Vado a fare compere. Vado a dormire. E penso a quanto odio gli arabi. Odio le Nazioni Unite. So che hanno fatto un buon lavoro in passato, ma sono in mano agli antisemiti. Ogni voto va contro Israele. So che reagisco in modo eccessivo. So che dovrei preoccuparmi di qualcos’altro. Ma quei maledetti arabi. Come possono uccidere i bambini ebrei? Come faccio a preoccuparmi di qualcos’altro?»

Tentammo con una psicoterapia convenzionale, indagando la sua infanzia in questa vita, ma le cause della sua rabbia e della sua ansia non sembravano radicate lì. Accettò di fare una regressione.

«Va’ indietro al tempo e al luogo in cui ebbe inizio la tua rabbia» le dissi mentre si trovava in uno stato ipnotico profondo. L’avrei condotta solo fino a questo punto. Sarebbe stata lei a stabilire dove e quando avesse avuto origine tutto.

«È la seconda guerra mondiale» mi disse con una roca voce maschile, mettendosi a sedere dritta con un’ espressione di incredulità. «Sono un ufficiale nazista, un membro delle SS. Ho un buon lavoro. Devo supervisionare le operazioni per caricare gli ebrei sui carri bestiame che li porteranno a Dachau. Là moriranno. Se uno di loro tenta di scappare, gli sparo. Non mi piace farlo. Non perché mi importi se muore un parassita: è che odio sprecare una pallottola. Le pallottole costano. Ci è stato detto di risparmiare munizioni se possibile.» Il distacco con cui raccontava queste cose era incrinato da una sorta di orrore, e sottopelle il corpo di Evelyn non riusciva a smettere di tremare. Quando era un ufficiale tedesco, probabilmente non aveva provato alcuna pietà per la gente che uccideva, ma ora, rievocandolo, provava un dolore atroce.

Ho scoperto che il modo più sicuro per reincamarsi in un particolare gruppo di persone, accomunate dalla religione, dalla razza, dalla nazionalità o dalla cultura, consiste nell’ aver odiato questo gruppo in una vita precedente, nell’ aver nutrito pregiudizi o nell’ essere stati violenti contro questo gruppo. Non mi sorprese affatto che Evelyn fosse stata un nazista. Il suo acceso atteggiamento filoisraeliano in questa vita era una forma di compensazione per l’antisemitismo di cui aveva dato prova nella sua vita di ufficiale tedesco, però aveva «sovracompensato». L’odio che aveva provato per gli ebrei si era trasformato in un odio altrettanto violento nei confronti degli arabi. Non c’era da meravigliarsi se si sentiva ansiosa, frustrata e depressa: non aveva fatto molti passi avanti nel suo viaggio verso la salute.

Evelyn ebbe accesso a un altro periodo della sua vita di ufficiale delle SS. L’esercito degli Alleati era entrato in Polonia e lei era stata uccisa al fronte nel corso di una cruenta battaglia. Nella ricapitolazione della propria vita dopo la morte in quella esistenza, provò rimorso e un indicibile senso di colpa, ma aveva ancora bisogno di ritomarci adesso per dimostrare di aver imparato la lezione e per riparare il male commesso nella sua vita di tedesco.

Siamo tutti anime, tutti parte dell’Uno, tutti uguali, tedeschi o ebrei, cristiani o arabi. Ma, evidentemente, Evelyn non aveva imparato questa lezione. Il suo odio non si era dissolto.

«Voglio tentare un esperimento» le dissi dopo averla riportata nel presente. «Sei pronta a provare?» Acconsentì con entusiasmo.

Si sistemò comodamente, smise di torcersi con nervosismo le mani e mi guardò speranzosa.

«Credo che possiamo influenzare le nostre esistenze future con ciò che facciamo nel corso di questa vita» le dissi. «In questo momento, con la tua rabbia contro gli arabi, stai influenzando la tua vita futura proprio come hai influenzato l’altra con il tuo odio verso gli ebrei. Ora voglio condurti in una progressione alla tua probabile vita futura, la vita che forse avrai se manterrai la tua attuale linea di condotta, restando la stessa Evelyn che è venuta da me in cerca di aiuto.»

Le indussi un profondo stato ipnotico e la guidai in un’esistenza futura che avesse un collegamento con la sua vita di ufficiale delle SS e con i suoi pregiudizi attuali contro gli arabi. Aveva gli occhi chiusi, ma era chiaro che stava vedendo qualcosa vividamente. «Sono una ragazza musulmana. Un’ araba. Un’ adolescente. Sono in una baracca di lamiera, quelle che usano i beduini. Ho passato qui tutta la mia vita.»

«Dove si trova questa baracca?» le chiesi.

Corrugò la fronte. «Nei territori palestinesi o in Giordania. Non è chiaro quale dei due. I confini sono cambiati.»

«Quando sono cambiati?»

«Cambiano in continuazione. Ma resta tutto uguale. La guerra con gli ebrei continua. Ogni volta che c’è un periodo di pace, gli estremisti lo distruggono. Ciò significa che siamo poveri, saremo sempre poveri.» La sua voce si fece aspra. «E colpa degli ebrei. Loro sono ricchi, ma non ci aiutano. Noi siamo le loro vittime.»

Le chiesi di andare avanti nel corso della sua vita da araba, ma si era trattato di un’ esistenza breve: era morta «di malattia» e non poté aggiungere altro. Tuttavia, ebbe una fugace visione dell’esistenza successiva a quest’ultima. Era un cristiano che viveva in Africa orientale, irritato dalla rapida crescita della popolazione hindu in questa parte del mondo. sorprendente, pensai. I pregiudizi non finiscono mai.) Nella ricapitolazione della propria vita Evelyn riconobbe che ci sono sempre state persone da odiare, e sempre ci saranno, ma questa volta, finalmente, ebbe un’illuminazione. «La compassione e l’amore sono gli antidoti all’ odio e alla rabbia» disse con voce piena di meraviglia. «La violenza serve solo a perpetuare il dolore.»

Quando la riportai indietro nel presente, discutemmo di ciò che aveva imparato. Sapeva di dover modificare il suo approccio agli altri popoli e alle altre culture. Aveva bisogno di sostituire l’odio con la tolleranza. Questi sono concetti facili da capire a livello teorico, ma per niente facili da trasformare in uno stile di vita.

«Ti ci sono volute due potenziali vite per arrivare a questa consapevolezza» le feci notare. «Ma che cosa accadrebbe se tu potessi accelerare il cambiamento, adesso che hai capito la lezione? Come sarebbero allora le tue vite future?»

Nella nostra seduta successiva feci progredire Evelyn in una vita futura che si connettesse con la vita del soldato tedesco e con la sua rabbia attuale. «Questa volta, però, devi liberarti di tutti i pregiudizi della tua vita presente. Devi considerare uguali tutte le anime e le persone, connesse le une alle altre dall’ energia spirituale dell’ amore.»

La calma scese su di lei. Evidentemente, la sua vita futura era profondamente cambiata. Non trovò né vite da araba né in Africa orientale, ma disse: «Sono il direttore di un albergo alle Hawaii. È anche un centro termale. Un albergo e un centro termale bellissimi. Ci sono fiori dappertutto. Gli ospiti vengono da tutto il mondo. Da Paesi e da culture diversi. Arrivano qui per recuperare le energie. Ed è facile farlo perché il centro è gestito benissimo e la cornice è splendida». Sorrise a questa visione. «Sono felice. Riesco a godermi l’albergo tutto l’anno.»

Ovviamente è bello immaginare di essere il direttore di un grande centro termale in un luogo meraviglioso, pervaso dal profumo dell’ibiscus. Ciò che Evelyn aveva visto in questo viaggio nel futuro poteva benissimo essere una fantasia, una proiezione o una pia illusione. Quando conduco una persona nella regressione al passato, talvolta è difficile separare i veri ricordi dalle metafore, dall’ immaginazione o dai simboli. Tuttavia, nella rievocazione delle esistenze precedenti, se una persona si mette a parlare in una lingua straniera che non ha mai studiato in questa vita, ciò fornisce una prova di autenticità. Lo stesso vale nel caso di accurati particolari storici. Se il ricordo scatena un’ emozione intensa, anche questo ha valore probatorio. Ma, sebbene anche le progressioni al futuro siano spesso accompagnate da emozioni intense, è molto più difficile riuscire a provarne l’autenticità. Io lavoro partendo dal presupposto che anche se una progressione non può essere verificata, è pur sempre un potente strumento di guarigione. Sì, possono esserci metafore e fantasie, ma ciò che davvero conta è la guarigione. Nel corso di regressioni e progressioni i sintomi scompaiono, le malattie migliorano, l’ansia, la depressione e la paura vengono alleviate.

Nessuno ha escogitato un metodo per confermare che il futuro immaginato debba aver luogo realmente. I pochi che si sono uniti a me in questo campo devono inevitabilmente fare i conti con questa ambiguità. Se un paziente viene condotto in una progressione a un momento futuro di questa vita presente, si può provare l’autenticità della progressione quando la visione si realizza. Ma in questo caso è possibile che il paziente che ha visto il proprio futuro indirizzi il corso della sua vita in quella direzione. Solo per il fatto che una visione è una fantasia non è detto che non la si possa fare avverare. Le persone siedono davanti a me con gli occhi chiusi. Qualunque cosa attraversi la loro mente, qualunque metafora, immaginazione, simbolo, fantasia o ricordo reale, tutto contribuisce alla guarigione. Questo è il fondamento della psicoanalisi ed è il fondamento del lavoro che faccio, sebbene il campo d’azione del mio lavoro sia più ampio in quanto include il passato lontano e il futuro remoto.

Dal mio punto di vista di guaritore, non importa se la visione di Evelyn del passato e del futuro sia reale. È probabile che la sua vita di ufficiale tedesco fosse reale, perché accompagnata da un’intensa emozione. E so che le sue visioni delle esistenze future la influenzarono in modo potente perché in pratica le trasmisero questo messaggio: se non cambi, non farai altro che ripetere il ciclo distruttivo di aggressore e vittima, ma se cambi veramente, riuscirai a spezzare questo circolo vizioso. Le sue differenti visioni del futuro le insegnarono che, grazie al libero arbitrio, poteva plasmare il futuro e che il momento per iniziare a esercitare questo libero arbitrio era adesso. Evelyn decise di non aspettare fino alla prossima vita per guarire se stessa e gli altri. Alcuni mesi dopo la nostra seduta conclusiva lasciò la sua azienda e aprì un bed and breakfast nel Vermont. Pratica regolarmente lo yoga e la meditazione. Esteriormente e interiormente si è liberata del tutto della sua rabbia e dei suoi pregiudizi. Le progressioni le hanno permesso di conseguire quella felicità che voleva trovare quando si era rivolta a me. Evelyn fu per me la prova vivente del potere della progressione, un’esperienza che mi diede maggior fiducia nelle potenzialità terapeutiche delle progressioni al futuro.

Dottor Brian Weiss. Molte vite, un’ anima sola. Il potere di guarigione delle vite future e la terapia della progressione. Prima edizione Oscar Mondadori nuovi misteri, ottobre 2008. Pagine da 50 a 57.
Correzione: Loto Perrella.